17 marzo 2009

Mafia e Antimafia. Il leviatano sconfitto alla base del vulcano.

Catania, notte, quartiere librino: un cimitero di palazzi che come enormi lapidi di cemento si impongono sul silenzio intorno. Periferia povera, lontana dal mare. Condannata dai piani dell'urbanistica cittadina a disperdersi in strade anonime: a metà tra zona industriale e tangenziale. E il grigiore disarmante scandito solo dal sibilo degli aerei al decollo. È questa la Catania nascosta. La Catania di cui non parla nessuno. La città dove la vita si svolge secondo regole non scritte. Secondo norme di condotta, comportamenti e rappresentazioni frutto di un patrimonio comune, dannatamente autoctono. Codici insensati, o peggio, sbagliati che da queste parti regolano ogni relazione sociale. In questa Catania il tasso medio di dispersione scolastico supera il cinquanta per cento. Il primo reato si commette tra i dieci e i tredici anni. Molti padri non hanno un lavoro. Spesso si trovano in galera o agli arresti domiciliari. Da queste parti è possibile acquistare qualunque tipo di droga, in qualunque quantità, e a qualunque ora del giorno e della notte. Il controllo sul territorio di cosa nostra è totale. Le strade sono sempre piene di motorini. A bordo, sentinelle della malavita: giovani ragazzi, e nessuno che abbia un casco. A librino, molto spesso, nelle case mancano luce e acqua. Nessuno parla correttamente italiano eppure sono tutti catanesi di nascita: rigorosamente tifosi della squadra di calcio e devotissimi della santissima Agata, patrono della città. Da queste parti non passa nessuno. Non passa la polizia. Non passano i giornalisti, né gli ambientalisti, né i rappresentanti di prodotti per la casa. Ma soprattutto, da queste parti, non passa la speranza di una alternativa possibile. Da queste parti rimbomba unicamente il silenzio del vecchio Leviatano che onnipresente riafferma la sua impotenza ad ogni atto. Certo, non è più il Leviatano di una volta. Oggi a fallire è la nuova repubblica che, smarriti per strada “i doveri inderogabilidi solidarietà, economica, politica e sociale”, dimenticata la pari dignità sociale di tutti i cittadini”, sembra aver definitivamente rinunciato al primo e fondamentale compito datosi, quello di “rimuovere gli gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. In queste condizioni infatti non c'è la benché minima forma di uguaglianza. Il Leviatano dopo anni di stragi, di vittime, di bombe, di famiglie distrutte non è in grado di onorare non già le vittime o i cittadini che abitano certi luoghi, ma nemmeno gli uomini caduti nel suo nome. La lotta alla mafia svanisce così nelle giornate della memoria e nelle commemorazioni, delegata all'associazionismo militante e spontaneo: lascito tipico di un capitalismo fuori controllo che dilaga nella nostra cultura e che ripulisce coscienze immonde con una buona azione o, peggio, un pensiero solidale. Mentre i soliti “don”, eternamente uguali nell'aspetto e nella parlata, si aggiornano e dietro la solita facciata di campagna nascondo pratiche hi-tec e web due punto zero, lo stato si affanna tra nomine e provvedimenti, tra funzionari rampanti e istituzioni arretrate. Cosa nostra, spina nel fianco dell'Italia unita, tra i principali responsabili della mancata integrazione nazionale, regna incontrastata e rigenera le sue forze all'infinito. E la lotta alla mafia soccombe. La battaglia che avrebbe dovuto caratterizzare le azioni della Repubblica tutta dal 1948 in poi, la battaglia per la legalità che avrebbe dovuta essere di tutte le parti d'Italia e di tutta la classe politica, non c'è stata. Se non a sprazzi e per interessi. Dimenticando una terra unica, stretta tra le pendici di un vulcano accesso e le onde di un mare chiaro . Una terra dove la gente ha smesso di aspettare e preferisce arrangiarsi, come ha sempre fatto. E i problemi li risolve da sé. Perché la gente del librino non manifesta più contro il pizzo o il racket. La gente del librino è armata.

3 commenti:

  1. Attacco davvero intrigante...mette voglia di andare avanti. Stile reportage

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  2. Carissimo non ci tornare più a casa. Scherzo bello, quest'estate penso proprio che verrò a farti visita. La Sicilia è fantastica anche per le sue contraddizioni e merita di essere conosciuta prima che criticata. Dopotutto il nostro sport nazionale è quello di criticare senza conoscere e di condannare senza agire. Ciaooooooo!!!

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  3. Anch'io ho una mezza idea di scendere con qualche amico dei miei...

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